La gioielleria fiorentina: come è nata l’arte orafa di Firenze

Maria Cristina Sterling la gioielleria fiorentina

Camminando per il centro di Firenze, c’è un luogo amato dai locali quanto dai turisti, che conserva intatto il fascino del passato: Ponte Vecchio, che si erge da una sponda all’altra dell’Arno e che con le sue botteghe e i suoi scorci affascina al primo sguardo. Ed è proprio partendo da qui che vogliamo raccontarvi la storia della gioielleria fiorentina, perché qui si è forgiata l’arte dell’oreficeria toscana.

Dagli Etruschi allo stile fiorentino

Partiamo da molto lontano nel tempo, perché la gioielleria artigianale di Firenze ha ereditato l’arte orafa dagli etruschi: tra le tecniche più complesse che i maestri orafi fiorentini hanno appreso dalla tradizione etrusca, c’è la tecnica della granulazione, che consiste nel realizzare un particolare decoro sul gioiello creando piccole sfere auree che vengono allineate a formare un disegno.

Altri tipi di lavorazione complessa che contraddistinguono lo stile fiorentino sono quelli del traforo e dell‘incisione, che ancora oggi vengono praticati nell’oreficeria artigianale con l’uso del bulino, un piccolo scalpello con punta d’acciaio. I migliori maestri orafi si distinguono ancora oggi per lo stile creativo e la precisione nel realizzare a mano incisioni e disegni, incarnando a pieno l’artigianalità Made in Florence.

Se le tecniche della gioielleria fiorentina hanno radici molto antiche, è altrettanto secolare la storia che ha portato i maestri orafi di Firenze a farsi riconoscere come artigiani professionisti nella loro città come in tutto il mondo. Già nel Trecento gli Statuti dell’Arte di Por Santa Maria di Firenze testimoniano la presenza in città della meastranza orafa: la gioielleria sacra è sicuramente quella che ci ha lasciato più testimonianze nel tempo, ma a partire dalla fine del Cinquecento gli artigiani orafi fiorentini si distinguono già per il loro stile, coniugando le lavorazioni apprese dal passato etrusco con la moda e le tendenze dei maestri del Nord Europa.

Ponte Vecchio, la culla dell’arte orafa fiorentina

Benvenuto Cellini, eclettico artista dell’epoca, ci ha tramandato, con i suoi trattati e con la sua stessa biografia, molto dello spirito “focoso” dei maestri orafi fiorentini: sempre in competizione, gli artigiani dell’epoca pretendevano un posto d’onore nel cuore della città. Così fu nel 1593 su ordinanza del Gran Duca Ferdinando I, quando le botteghe dei più importanti orafi furono trasferite dal Mercato Nuovo di San Lorenzo al Ponte Vecchio. L’intento era quello di tener a bada il mercato dei preziosi e di rivalutare il Ponte che fino a quel momento aveva accolto i negozi dei beccai, i macellai, rendendo quella zona un luogo dall’aria malsana e maleodorante.

Ponte Vecchio subì in quegli stessi anni, in seguito a terribili alluvioni, numerosi ammodernamenti: il progeto di Giorgio Vasari fu quello che consacrò definitivamente l’architettura di questo magico posto, collocando sopra le botteghe degli orafi il celebre corridoio vasariano che collega Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti. Ora Ponte Vecchio era un luogo ideale per gentiluomini e forestieri e da quel momento i laboratori degli orefici e le gioiellerie faranno brillare il centro di Firenze con i loro preziosi tesori. Per esporre i loro manufatti in modo sicuro i negozianti di Ponte Vecchio inventarono le famose “madielle”, le vetrine con chiusure ribaltabili in legno e ferro che ancor oggi incuriosiscono e incantano i turisti.

Dal gioiello all’opera d’arte

Lasciandoci alle spalle l’aspetto pittoresco e così romantico delle botteghe di Ponte Vecchio, l’oreficeria fiorentina ha accolto nelle sue botteghe nel corso della storia i più grandi artisti italiani: scultori e pittori, da Brunelleschi a Donatello, affinarono le loro arti nel cuore dei laboratori orafi fiorentini e lasciarono in questi le tracce visibili del loro spirito creativo. Così anche oggi la gioielleria artigianale che viene da Firenze sa essere raffinata, sperimentale e spesso densa di simboli e significati.

Ecco perché Maria Cristina Sterling è pienamente erede di questa tradizione secolare, a partire da colui che ha dato il via all’azienda, Alessandro Magrino. Magrino nasce proprio a San Frediano, antico quartiere nel cuore della città di Firenze: cresce nell’amore per le Belle Arti e si forma in una bottega artigiana di argenteria di pregio nel centro storico fiorentino. Dopo anni di studio e lavoro, elabora il suo stile fresco e moderno, affinando anche le tecniche artigianali più tradizionali come la fusione a cera persa, lo stampaggio, la tornitura e la saldatura.

Così nell’amata Firenze, Maria Cristina Sterling è cresciuta assorbendo la lunga tradizione dello stile dell’arte orafa fiorentina; come la storia ci ha insegnato, la ricerca del bello, la sperimentazione e l’affinamento delle lavorazioni sono un processo che non hanno mai termine e Alessandro Magrino, la sua famiglia e il suo staff continuano oggi a realizzare piccole e preziose opere d’arte, da indossare o da regalare a chi più ci è a cuore.

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